Negli ultimi anni si parla del fenomeno originatosi in Giappone “Hikikomori”, che in breve tempo si è diffuso in America e in Europa, sino a giungere in Italia.
Di cosa si tratta? Quali sono le cause? Come si può intervenire?
Studi, ricerche e dibattiti sono ancora in corso per trovare gli elementi chiave di tale manifestazione.
Erroneamente si è parlato di “Sindrome di Hikikomori”, cioè una forma di dipendenza dei giovani al web. In realtà, l’abuso di internet c’entra ben poco con lo stato di chiusura dei Hikikomori; non è possibile, dunque, annoverarlo tra le cause dell’ “alterazione”.
Difatti, gli studi intrapresi hanno dimostrato che tale condizione, rappresentava lo stile di vita di molti giovani giapponesi degli anni ’80, circa un ventennio prima del boom tecnologico e della diffusione internazionale di internet; si trattava di una condizione molto più complessa, connessa al contesto socio-culturale del Giappone, per cui i ragazzi mostravano la propria identità attraverso il rifiuto totale delle convenzioni sociali. Di conseguenza, la scelta di chiudere i rapporti con il mondo esterno era la più ovvia.
Il fenomeno si è ampiamente diffuso in Italia, circa 50mila preadolescenti – il rapporto tra maschio e femmina è di 5 a 1 – scelgono di chiudersi in camera, rifiutandosi di uscire di casa, di relazionarsi con gli altri e persino di andare a scuola.
Si tratta di un vero e proprio isolamento fisico ed emotivo di pre-adolescenti e adolescenti, i quali chiudono i rapporti con gli altri ( lo stesso termine “hikikomori” significa “rifiuto, isolarsi”), mentre l’ uso di internet resta l’unica finestra aperta sul mondo. Un”apertura” celata dietro uno schermo, una tastiera, probabilmente, dietro un finto profilo e delle foto false.
Per spiegare meglio ciò che accade ad un Hikikomori, è necessario capire cosa vive il ragazzo in quel particolare periodo della vita, che è l’adolescenza.
Secondo il Neofunzionalismo l’adolescenza è un periodo di vita che parte dai 10 anni e si protrae fino ai 22-23 anni – oggi si tende a suddividerlo in preadolescenza, adolescenza, adolescenza protratta.
Non esiste alcuna separazione tra ciò che è infanzia e adolescenza, il Sé del bambino o della bambina si caratterizza di sfumature percettive, emotive, cognitive e fisiologiche ben determinate e rappresentative di quest’età.
In adolescenza si manifestano delle modifiche sui vari Sistemi di funzionamento :
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Il corpo è in rapida trasformazione e crescita;
Vi è un intenso aumento della forza fisica, dove i movimenti ampi diminuiscono lasciando più spazio ai movimenti veloci e a scatti;
Le Posture divengono meno sciolte e disinvolte;
La Voce subisce dei cambiamenti collegati all’ esplosione ormonale e della sessualità;
Le Percezioni “esterne” si riducono, a differenza di quelle “interne” a cui invece l’adolescente presta maggiore attenzione, determinando quell’impressione di svagatezza, di distacco dalla realtà che è tipica dell’età adolescenziale;
Le Fantasie e le Immaginazioni si fanno molto più intense e vivide;
Il “Progettare” nei ragazzi è rivolto all’immediato, al breve tempo, alla realizzazione dell’incontro con l’altro, alle prime conquiste, all’accettazione e all’ammirazione dei coetanei;
IRicordi del passato diminuiscono lasciando spazio ai Ricordi del presente;
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Il sistema di Valori e dei Simboli difficilmente si esprime in modo pieno e positivo, soprattutto verso se stessi, verso la propria identità, lasciando spazio a dubbi sulle proprie capacità. Tutti questi cambiamenti fanno emergere un’ ansia che incide sulla Razionalità del ragazzo;
La difficoltà nello spiegare tutto con i ragionamenti, contribuisce all’uso del “pensiero magico”, una scorciatoia cognitiva, che pone l’ attenzione alle coincidenze strane, ai segni del destino;
Innamoramenti rapidi e travolgenti coinvolgono l’emotività del soggetto;
Il bisogno di Autonomia si traduce in atteggiamenti oppositivi, in ribellioni volte a ridisegnare i propri confini e le nuove conquiste;
La Paura di dover affrontare il mondo non è apertamente riconosciuta, perché non si vuole ricadere nella fragilità di bambino;
C’è un senso di Inadeguatezza e drammaticità per le cose che non vanno bene e per le proprie incapacità, con gesti estremi sia nei confronti propri che degli altri.
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Questi cambiamenti generalmente non sono causa di problematiche adolescenziali, bisogna pertanto analizzare il contesto di vita del soggetto e l’esperienze vissute durante l’infanzia.
Cosa accade o cosa è accaduto durante l’infanzia di un “Hikikomori”?
La vita di ogni essere umano, sin dalla sua nascita, si fonda sull’ influenze socio- culturale, sui sviluppi tecnologici e scientifici, dal rapporto con le figure adulte di riferimento e dall’apprendimento delle varie esperienze vissute.
Se analizzando la società dei giorni d’oggi troviamo:
- un aumento nell’uso di immagini, tempi e spazi virtuali prodotti dai nuovi sistemi di formazione e telecomunicazione, internet, cinema, videogiochi, etc..;
- lo sviluppo nuovi modelli di riferimento che mirano al successo, al potere, all’accumulo di denaro e alla perfezione del corpo;
- i pericoli ambientali connessi all’inquinamento;
- il terrorismo internazionale;
- le stereotipie di genere che molti paesi del globo ancora contemplano, come ad esempio accade che vengano attribuite alla donna delle caratteristiche di fragilità o di pericolosità;
- la diversificazione delle famiglie e il loro indebolimento.
È facile dedurre che i rapporti familiari e le conseguenti esperienze vissute durante la crescita siano carenti ed il soddisfacimento dei bisogni non viene raggiunto in modo pieno ed adeguato.
Pertanto, la decisione degli Hikikomori, di non uscire dal “guscio – camera”, la scelta di non intrattenere rapporti sociali, deriva dal bisogno di Protezione non pienamente vissuto.
Al dolore e all’ angoscia si aggiunge un forte senso di inadeguatezza e vergogna e il non sentirsi mai abbastanza bravo per i genitori, di conseguenza per il mondo. Molto probabilmente la crescita di questi ragazzini è stata segnata da un evento preciso, oppure da una continua difficoltà dei genitori nel rispondere adeguatamente ai suoi Bisogni di essere “Visto”, “Valorizzato”, “Capito”, “Ascoltato”. Da ciò, la chiusura in se stessi, la profonda fragilità, la sfiducia nelle proprie capacità, una rabbia repressa, l’ immagine di sé inadeguata, il rifiuto del contatto vero e pieno con l’altro.
Dentro le mura della sua camera, egli si crea il suo “nuovo mondo” e un nuovo modo di stare nel mondo, allontanandosi dal quello che gli ha provocato tanto dolore e rabbia.
Quale intervento programmare?
Innanzitutto bisogna precisare che l’intervento va programmato sia sull’adolescente, che sull’intero nucleo familiare, prevedendo delle sedute di counselling genitoriale e terapia della famiglia.
L’intervento Funzionale favorisce il cambiamento dei Funzionamenti profondi e la riconnessione di tutti i Sistemi di funzionamento.
Consente di recuperare i Bisogni interni non soddisfatti della persona, in questi casi, si interviene: sul bisogno di Essere Contenuto, Nutrito, di Essere Visto e Considerato, Ascoltato, sul bisogno di Percepirsi e sentirsi, sul bisogno di sentirsi Amato dalla famiglia.
Occorre, inoltre, ripristinare le Esperienze di base, non vissute in modo sufficientemente pieno, lavorando su: l’ Allentamento del controllo cognitivo, recupero dell’esperienza del Contatto buono con se stesso e con l’altro, la Condivisione di emozioni e pensieri, il Piacere di sé e di Mostrarsi all’altro, la Forza Aperta, sulla Rabbia aperta, la Consistenza, la Determinazione e l’Affermazione di sé e sulla Progettualità e realizzazione dei sogni. alla riconnessione di tutti i Sistemi di funzionamento.